#26 Mi vendo: musicoterapia e mercato

Eccolo eccolo. Ciao a tutti, ciao a tutte. Io sono Paolo Caneva e state ascoltando leggero sulla via della musicoterapia… un podcast dedicato appunto alla musicoterapia. Oggi è martedì 30 giugno e in questa 26 puntata condividerò con voi alcune riflessioni commerciali! La domanda di oggi è: che mercato ha chi fa musicoterapia?

Trent’anni fa quando mi affacciavo a questa professione le domande erano domande diverse….“che modello di musicoterapia usi?”; “la musicoterapia funziona?” e cose così!!!!…oggi,    anche se non vogliamo,    siamo costretti a farci i domande un po’ più crude, meno filosofiche, meno legate alla disciplina in quanto tale ma alla sua reale “vendibilità”.

Domande del tipo: Cosa vendiamo? Ciò che vendiamo è richiesto? e se si, a che bisogno/necessità risponde? Il nostro prodotto è unico? Se si cosa ci rende unici? Esiste qualche cosa che facciamo solo noi? Qual è il nostro mercato? Il pubblico? il privato? il domiciliare? il sociale? il territorio, la piazza, la classe, l’azienda… Chi è il nostro acquirente e che potere d’acquisto ha? Chi sono i nostri competitor sul mercato e cosa offrono più o meglio di noi? Che strategie adottiamo per differenziarci dalla concorrenza? Siamo concorrenziali nel prezzo? Siamo in grado di venderci?  che strategia di vendita mettiamo in atto? In che categoria merceologica ci possiamo collocare analizzando ciò che facciamo realmente?  Siamo una boutique o un super mercato? ambulanti o stanziali? blend o single malt? bianco o canna? artigiano o grande distribuzione? E in questo processo di commercializzazione dove il nome, l’immagine, il marchio fa come l’acqua per un pesce….quanto ci ha aiutato o ostacolato il termine musicoterapia? 

1) non siamo una casa farmaceutica quindi ciò che produciamo non rientra nel novero delle terapie in senso classico

2) non offriamo nemmeno una psicoterapia musicale a meno che non siamo già degli psicoterapeuti che decidono di usare la musica come elemento aggiuntivo alle loro prassi

3) non s iamo dei ricercatori a meno che non siamo uno di quei sei o sette dottori di ricerca che stanno facendo un phd su “musica e neuroscienze” che è altro dalla “musicoterapia”

4) ricordiamoci poi che spesso quello che produciamo è lontano dal rientrare nella categoria estetica che viene indicata dal termine “musica” quindi siamo fuori anche dalla famiglia dei  “musicisti”

5) forse c’è uno spazio per noi in ambito riabilitativo, abilitativo e preventivo stavo per aggiungere educativo e animativo ma se uso la parola educazione e/o animazione mi si ritorce contro tutto il popolo “purista”, il popolo dei formatori o degli aspiranti formatori, quello che strettamente parlando non è occupato sul campo (quindi a rigor di logica risulterebbe disoccupato) ma che comunque ha un potere d’ascolto altissimo nel determinare la vita o la morte di una etichetta piuttosto che un’altra. ..mai usare la parola animazione ….mai usare la parola animazione mi raccomando altrimenti siete scomunicati e gentilmente inclusi nella categoria del “bravo ma fare musicoterapia è un’altra cosa”…e Su questo “bravo ma fare musicoterapia è un’altra cosa”mi femoNoi ci sentiamo martedì 07 luglio con una nuova puntata di Leggero sulla via della musicoterapia. Come sempre vi ricordo che potete commentare questo podcast sulla mia pagina Facebook di Musicoterapiadaguardare, e  mi raccomando.. spargete la voce… Ciaoooo

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