#21 Il workout per l’impro in musicoterapia

Eccolo eccolo. Ciao a tutti, ciao a tutte. Io sono Paolo Caneva e state ascoltando leggero sulla via della musicoterapia… un podcast dedicato appunto alla musicoterapia. Oggi è martedì 26 maggio e in questa 21 puntata condividerò con voi alcune riflessioni che ho fatto relativamente al mio stato energetico in questi giorni. Sto bene e sono in fase molto creativa ma sento il bisogno di occuparmi di me tutti i giorni …sempre un po’ di più…come se le mie batterie iniziassero a dare segnali di usura…un po’ come quando il cellulare non arriva a sera con la carica della notte. Capita anche a voi? Mi accorgo che sono facilmente irritabile…che mi da fastidio vedere tutto questo traffico che sta tornando a mangiare le vie dove prima si poteva passeggiare nel silenzio totale…il rumore mi stanca… sono solo io che stavo bene quando stavamo peggio? Sto facendo alcune cose: la mattina molto presto quando quasi tutti ancora dormono torno ad uscire e a gustarmi il suono del sole che sorge…e visto che tra il movimento delle braccia, il respiro ed il rumore dei miei piedi è tutto un ritmo mi diverto a improvvisare…è un gioco dove creo in modo estemporaneo  una linea melodica con la voce…appena sussurrata…intono delle frasi semplicissime che casualmente si appoggiano su accenti in due, in tre, in cinque, in quattro. Provate ad immaginare che il vostro corpo in movimento è un bambino con una stereotipia ritmica sempre uguale a se stessa e la vostra voce è l’operatore di musicoterapia che prova ad improvvisare giocando in modo empatico. Vi garantisco che è spassosissimo e soprattutto vi tiene “pronti” per quando potrete ricominciare. Imitare, sincronizzare, incorporare, andare al passo, rispecchiare, amplificare…solo con queste sei tecniche avete idee ed ispirazione fino a fine estate…ma se qualcuno di voi è veloce e super in forma non c’è motivo di preoccuparsi perché le sei tecniche che vi ho nominato e che sto praticando io sono solo il primo gruppo dei nove gruppi raccontati da Kenneth Bruscia nel volume “Modelli di improvvisazione di musicoterapia”. Dal momento che io non sono per nulla in forma dal punto di vista della corsa ogni tanto il fiato mi serve… e per “non morire” torno a respirare soltanto senza cantare. A quel punto continuando a   con la musica, sposto il mio workout su un piano più armonico. Prendo una nota (dal contesto esterno o ne penso una) senza preoccuparmi di quale nota sia (non ho l’orecchio assoluto quindi anche volendo non riuscirei ad individuarla) e su quella nota mentalmente ci costruisco degli arpeggi prima maggiori e poi minori che la contengano o come tonica, come terza, come quinta e poi inizio con le estensioni (9, 11, 13). Questo esercizio mentale senza lo strumento mi stanca non poco quindi dopo un paio di minuti ricomincio a canticchiare che mi diverto di più e a quel punto entrano nel gioco le parole…ma non parole vere…sono non parole, combinazioni di sillabe senza alcun senso codificato ma piene di sovrasegmentali…è tutta prosodia e a quel punto si va di creatività allo stato puro…( grammelot, gibberish mescolato con un inconsapevole Konnakol ed immerso in questa meravigliosa insalata di vocali e consonanti mi avvio verso casa salutando quelle poche persone che incontro con suoni e ritmi nuovi. E voi cosa fate per non arrugginirvi nell’improvvisazione ? Io mi fermo qui. Noi ci sentiamo martedì 02 giugno con una nuova puntata di Leggero sulla via della musicoterapia. Come sempre vi ricordo che potete commentare questo podcast sulla mia pagina Facebook di Musicoterapiadaguardare, e mi raccomando.. spargete la voce… Ciaoooo

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