#19 Musicoterapia e formazione: natura o cultura?

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Eccolo eccolo. Ciao a tutti, ciao a tutte. Io sono Paolo Caneva e state ascoltando leggero sulla via della musicoterapia… un podcast dedicato appunto alla musicoterapia.  Oggi è martedì 12 maggio e in questa 19 puntata come già suggerisce il titolo condividerò con voi a voce altra alcune riflessioni legate alla formazione professionale di chi un giorno “da grande” farà questo mestiere… Non ho usato a caso l’espressione “da grande” perché negli ultimi anni finalmente si vede un certo interesse da parte di “giovani” intenzionati a scommettere su questa “carriera”… se penso a qualche anno fa vi posso garantire che le cose non stavano proprio così, le percentuali di iscritti erano decisamente spostate verso gli “anta”.  Questa ondata di gioventù mi ha fatto fare alcune considerazioni…le mie solite domande….le nuove generazioni sono più “portate” per la musicoterapia? I tempi sono tali per cui questa disciplina offre qualche certezza in più per il futuro occupazionale di un poco più che ventenne?  … i giovani di oggi sono più “spregiudicati” degli studenti di 30 anni fa che invece iniziavano a studiare musicoterapia da “grandi” ed un lavoro già ce l’avevano? sono cambiati i programmi formativi….le prove di ammissione…l’impegno ed i costi delle scuole?  Questo particolare della differenza generazionale mi porta poi dritto dritto al titolo del podcast di oggi. Magari mi sbaglio ma credo che il motore propulsore di chi si è iscritto negli anni 80/90 alla scuola di Assisi (per citar la più “antica”) …che il motore propulsore sia stato prevalentemente un motore  “culturale” (con tutte le eccezioni del caso)…quando superi i trent’anni generalmente ti muovi “a ragion veduta”…hai già sulle gambe un po’ di kilometri nella pista della vita e l’andamento, il timing per usare una terminologia più ritmica,  deriva dalla media ponderata di accellerandi, rallentandi e punti coronati. Al contrario quando ti sei da poco affacciato ai vent’anni a muoverti c’è ben altro…c’è adrenalina, c’è l’energia della freschezza e della primavera, c’è una tensione verso il “dopo” così potente da sfiorare il profetico…ci si sente appartenere al popolo anzi no al manipolo degli “eletti”…anzi no…SEI l’eletto…in quell’età …alla periferia dei vent’anni nemmeno sai cosa significa la parola “zavorra”, “freno”, “radicamento”, avvedutezza e prudenza, calcolo e pianificazione, fatica, sacrificio, disciplina…tutti questi sostantivi a ventanni non esistono…vengono polverizzati da otto lettere: passione A vent’anni…sei la leggerezza, sei il gioco ed il sorriso…sei l’ascolto e l’empatia incarnata, sei la vita stessa che improvvisa…e se in questa stagione scopri il mestiere della musicoterapia è amore a prima vista… Ora io mi fermo qui che domani come ieri,  come oggi ….è un gran giorno: compio vent’anni!